L’incontro di febbraio del Caffè Alzheimer Pedemontano è stato dedicato al tema dell’ambiente terapeutico e dei percorsi non farmacologici di cura.
Il relatore dell’incontro è stato il dr. Ivo Cilesi, psicopedagogista esperto nel campo delle terapie non farmacologiche applicate alla demenza, che lavora da molti anni in Lombardia collaborando con molteplici centri specializzati nella cura dell’Alzheimer sia in Italia, in particolare a Bergamo, in Val Seriana e a Milano che all’estero, nello specifico a Goteborg in Svezia. Oltre a ciò, opera in ambito accademico sia in università italiane che straniere.
Il dr. Cilesi è sempre stato molto stimolato da strategie di cura “non convenzionali”, quali musicoterapia, terapia della bambola, arteterapia, treno virtuale e tante altre; ha ottenuto, infatti, importanti e significativi riconoscimenti di validità ed efficacia dal mondo accademico e scientifico. Nella sua professione di psicopedagogista e terapeuta applica l’idea che per qualunque processo di cura è importante avere un’idea terapeutica condivisa e condivisibile con l’èquipe con cui si lavora.
Il punto di partenza dell’incontro è stato quello di sottolineare che, nell’epoca contemporanea, la maggior parte delle persone malate sono affette da patologie per lo più croniche e irreversibili e questo dovrebbe far capire al medico come il suo ruolo non debba essere quello di guarire, ma quello di curare la persona accompagnandola e facendo sì che prenda coscienza della propria patologia. Avere l’abilità di costruire attorno alla persona malata un ambiente idoneo, fa sì che si favorisca una migliore relazione basata sulla fiducia e sul rispetto di entrambe le parti. Empatia, atteggiamento non giudicante, apertura all’altro, accettazione incondizionata, ascolto attivo sono solo alcune delle condizioni necessarie e sufficienti per creare un setting adeguato in termini di qualità di vita del medico, degli operatori, dei familiari ma soprattutto del paziente.
La scarsa risposta che hanno dimostrato avere i farmaci nelle demenze, ha fatto sì che i ricercatori si orientassero maggiormente a trovare delle terapie alternative che agissero sulla sfera cognitiva, emozionale, relazionale e comportamentale dei pazienti con demenza lieve o moderata, la cui limitazione della sfera sensoriale non fosse totalmente compromessa. Questi interventi non sono volti al recupero o al ripristino di abilità ormai deteriorate, ma alla ricerca e alla costruzione di un nuovo equilibrio che migliori la qualità della vita della persona malata e di chi se ne prende cura.
Le terapie non farmacologiche perseguono i seguenti obiettivi:
– Potenziare le abilità cognitive della persona attivando e stimolando, tramite specifici esercizi, la memoria, l’attenzione, la concentrazione e il linguaggio;
– Mantenere e migliorare le capacità residue in modo da conservare il più a lungo possibile l’autonomia dell’individuo con demenza (incentivare dunque la persona a collaborare nel vestirsi, nel lavarsi, nell’alimentarsi, nel muoversi…);
– Diminuire lo stress e i disturbi correlati all’umore;
– Ristabilire e produrre degli atteggiamenti positivi da parte del caregiver;
– Incidere adeguatamente in modo da attenuare e contenere atteggiamenti disturbanti e inadeguati che spesso la persona con demenza manifesta nel corso della sua malattia.
Gli interventi non farmacologici di cui ha parlato il dr. Cilesi nel proseguo del suo intervento sono stati i seguenti: la rimodulazione dell’ambiente, la musicoterapia, la terapia della bambola e la terapia del viaggio (il treno terapeutico).
Testo a cura di:
Dott.ssa Valentina Tessarolo – Psicologa Casa di Soggiorno Prealpina
Approfittiamo per ricordare il prossimo appuntamento con Caffè Alzheimer Pedemontano, giovedì 20 aprile 2017 a Riese Pio X, in cui insieme ai familiari incontreremo il Dott. Malesani, neurologo.
Per maggiori informazioni, puoi consultare il programma del Caffè Alzheimer Pedemontano.